La notte in cui la leggenda cambiò per sempre.
La brutale Notte Rosa.
La leggenda narra che, in un'epoca antica simile ai tempi medievali, diverse tribù guatemalteche si unirono, dopo anni di attacchi da parte dell'essere che, essendo cacciato dagli indigeni, si ritrovò minacciato e si stima che oltre 149 esemplari vennero uccisi da queste tribù. Queste tribù si riunirono per un'ultima volta per cercare di catturare l’ultimo elefante rosa volante del Guatemala. Temendo il suo potere, credevano che la creatura potesse decidere le sorti dei regni. Le paure si rivelarono fondate, l'ultimo esemplare vivente di questa specie possedeva una forza leggendaria capace di sbaragliare chiunque si trovò sotto il suo cammino.
Sentendosi braccato, l’elefante scatenò un’energia mai vista prima: una tempesta rosa investì la valle di Xibalbá, generando venti e bagliori capaci di respingere interi eserciti. Non era crudeltà: era autodifesa, pura e un'incontrollabile senso di sopravvivenza che si tramutò in feroce adrenalina.
Da quel giorno le tribù persero la battaglia e furono devastate dalle centinaia di migliaia di perdite tra soldati e civili, (si stimano oltre 383.000 decessi) e compresero che la creatura doveva essere temuta e rispettata. Per migliaia di anni le tribù convissero in pace con la creatura, dedicandogli templi dove venerarla, cibo e offerte che la resero la nuova divinità di quelle tribù. Il mito si diffuse per secoli come monito: non sfidare ciò che non puoi comprendere.
Le tribù avvistarono l’elefante rosa mentre solcava i cieli sopra la foresta di Ceibal. In risposta, le tribù locali unirono le loro forze in un esercito leggendario di oltre 670.000 guerrieri, guidati dai capi Maya più saggi e temuti di ogni tempo. Tra le fila si schierarono:
La valle di Xibalbá tremava sotto il peso di centinaia di migliaia di passi, mentre le tribù si preparavano a sfidare l’ignoto, consapevoli che stavano per scrivere una pagina immortale della leggenda.
L’esercito Maya circondò la valle come un mare di corazze scintillanti e armi scintillanti. Centinaia di migliaia di frecce scagliate simultaneamente illuminavano il cielo con bagliori rossi e viola, ma la dura corazza dell’elefante rosa respingeva ogni attacco. L’elefante, sentendosi minacciato, caricò l’aria di una potenza rosa devastante, trasformando la valle in un vortice di fuoco e luce. Tamburi e urla dei guerrieri si fusero con il rombo dei cieli, creando un’epica sinfonia di battaglia.
Con un battito delle sue possenti orecchie, l’elefante scatenò la Tempesta Rosa: un turbine di vento incandescente e fiamme rosa che travolse le file nemiche. L’aria stessa sembrava bruciare, mentre centinaia di migliaia di soldati furono dispersi e decine di migliaia caddero sotto l’incredibile potenza della creatura. I maghi tribali invocarono incantesimi protettivi, ma persino la loro magia più potente venne annientata dall’aura leggendaria dell’Elefante Rosa.
Quando la tempesta si placò, la valle era colma di cadaveri e di feriti che gemevano a terra, doloranti e ustionati. L’elefante rosa scomparve nei cieli stellati, lasciando dietro di sé solo una luce rosa tremolante all’orizzonte e morte.
Le tribù superstiti, devastate e riverenti, compresero che avevano assistito a qualcosa di divino e immortale: una leggenda che sarebbe sopravvissuta per millenni.
Si narra infine che questo esemplare, dopo la battaglia, vagò ferito per le terre nella speranza di trovare altri suoi simili e rincongiungersi ad essi. Non ci furono mai più avvistamenti di questo esemplare, almeno non prima della mia investigazione nelle zone rurali del Guatemala, nei pressi della città fantasma di Xibalbà, dove riuscì a scattare una foto di questo esemplare, con visibili segni di ferite. Ecco a voi la testimonianza: